Bottiglie di Leida Nº 268
La parola al prof. Zantedeschi
Bottiglie di Leida Nº 268
Selezione di testi tratti dalle opere dei docenti che hanno insegnato fisica nel XIX secolo presso l'Imperial Regio Convitto S. Caterina (antico nome del Foscarini). Per la ricerca di altri testi, consulta l'ARCHIVIO.

Immagine tratta dal trattato di ZantedeschiLe esperienze sui coibenti [isolanti] armati contano la data del 1745 al 1746, e si riconoscono sotto la denominazione di Bottiglia di Leyden; col qual nome semplicemente io amo di contrassegnarle, per non togliere ad alcuno quella parte di merito, che non viene neppure contrastata dallo stesso Musschenbroek, il quale l'ebbe a comunicare alla R. Accademia delle scienze di Francia.

[...] Le due superficie interna ed esterna [del vaso di vetro] si rivestono della foglia di stagno, incollandonela a liste con della pasta da cartolaio. Il collo si lascia senza foglia metallica, e ben mondo lo si riveste di cera lacca o si spalma di vernice coppale, per impedire che un velo di umidità aderisca alla superficie del vetro. A queste foglie metalliche si dà la denominazione di armatura interna, ed esterna. Quindi dal collo sino a toccare l'armatura interna si introduce una verga metallica, facendola attraversare il turacciolo, che chiude la bocca della bottiglia: cotal verga sporge alcun poco, e all'estremità si munisce di una palla di ottone, che chiamasi pomo o bottone. [...] Varie bocce aggregate insieme formano la batteria (fig. 33). [...] (pagine 141, 144 - 145)

Francesco Zantedeschi, Trattato di Fisica elementare, volume III, parte I, Venezia, MDCCCXLIV, Tipografia Armena di S. Lazzaro, pagg. 141, 144 - 145.