Questa specie è probabilmente la più caratteristica e nota dell'intero Mediterraneo; si distingue senza difficoltà per le
dimensioni ed il lungo canale sifonale. I giri sono compatti, la spira poco elevata. Lungo i giri si rilevano numerosi ed evidenti arresti di crescita ad intervalli regolari, in corrispondenza di ciascuno dei quali
sporgono due spine, una alla spalla ed una più in basso
e visibile solo nell'ultimo giro. Un altro giro di spine,
generalmente meno vistose, si presenta verso la metà del
canale sifonale. Tali spine sono di solito più
pronunciate negli esemplari giovanili (immagine sotto).
La superficie esterna è corrugata e percorsa da numerosi
cordoncini spirali irregolari; il colore è bruno chiaro piuttosto uniforme. La fauce è lucida, il labbro è leggermente ispessito e
denticolato.
Una vistosa callosità columellare
porcellanacea e di colore giallo intenso si protende dal
margine interno dell'apertura. Il lungo canale sifonale
risulta sempre aperto, anche se fra i lembi rimane una
fessura sottile. Superiormente all'apertura
si nota un accenno di canale anteriore. L'opercolo
è corneo.
A destra, un esemplare teratologico; le difformità in
questa specie divengono facilmente notevoli, soprattutto
quando riguardano il lungo canale sifonale: esso infatti,
in caso di frattura durante la vita del mollusco,
difficilmente può essere ripristinato alla perfezione,
conferendo alla conchiglia fogge singolari.
È questa una delle specie da cui un tempo si estraeva la porpora, e per tale ragione la si trova trattata con grande ricchezza di particolari da Plinio; la precisione del brano è tale da meritare senz'altro di soffermarvisi: vi si trova, tra l'altro, una compiuta descrizione della conchiglia.
Purpurae vivunt annis plurimum septenis. Latent, sicut murices, circa Canis ortum tricenis diebus. Congregantur verno tempore, mutuoque attritu lentorem cujusdam cerae salivant. Simili modo est muric es. Sed purpurae florem illum tingendi expetitum vestibus, in mediis habent faucibus. Liquoris hic minimi est in candida vena, unde pretiosus ille bibitur nigranti rosae c olore sublucens. Reliquum corpus sterile. Vivas capere contendunt, quia cum vita succum eum evomunt. Et majoribus quidem purpuris detracta concha auferunt: minores cum testa vivas frangunt, ita demum rorem eum expuentes.
Le porpore vivono al più sette anni. Si nascondono, come i murici, all'inizio della canicola per trenta giorni. D'inverno si radunano, e strofinandosi le une le altre emettono un certo umore vischioso. Similmente fanno i murici. Ma le porpore hanno quel fiore che si ricerca per tingere le vesti in mezzo alla bocca. Qui si trova una vena bianca con pochissimo umore, da cui nasce quel prezioso colore di rosa che tende al nero e riluce. Il resto del corpo non serve a nulla. Si cerca di prenderle vive, perché gettano fuori questo succo insieme alla vita. E si prende dalle porpore più grandi dopo che si è tolta la conchiglia, mentre le più piccole vengono frantumate vive con la mola, e così emettono quel liquido.
Tyri praecipuus hic Asiae: in Meninge, Africae, et Gaetulo litore oceani: in Laconica Europae. Huic fasces securesque Ro manae viam faciunt: idemque pro majestate pueritiae est. Distinguit ab equite curiam: diis advocatur placandis; omneque vestem illuminat: in triumphali miscetur auro. Quapropter excusata et purpurae sit insania. Sed unde conchyliis pretia , queis virus grave in fuco, color austerus in glauco, et irascenti simili mari?
Il migliore dell'Asia è quello di Tiro; di Gerba quello dell'Africa, e sulla spiaggia del mare di Getulia; in Laconia quello d'Europa. Di questo sono ornati i fasci e le scuri Romane, e sempre questo dà maestà alla giovinezza. Distingue il senatore dal cavaliere; è richiesto per placare gli dei, e fa risplendere ogni veste: nei trionfi si accompagna all'oro. Per questo sia scusata la follia della porpora. Ma da dove provengono i prezzi delle conchiglie, che hanno cattivo odore nel sugo, colore grigiastro austero e simile al mare arrabbiato?
Lingua purpurae longitudine digitali, qua pascitur perforando reliqua conchylia: tanto duritia aculeo est. Atque dulcedine necantur , et sicubi flumini immerguntur: alioqui captae, diebus quinquagenis vivunt saliva sua. Conchae omnes celerrime crescunt, praecipuae purpurae: anno magnitudinem implent.
La lingua delle porpore è lunga quanto un dito e con essa mangia perforando le altre conchiglie: tanta è la durezza dell'aculeo. E si uccidono con l'acqua dolce, e perciò si immergono in qualche fiume: altrimenti una volta prese, vivono cinquanta giorni con la loro saliva. Tutte le conchiglie crescono rapidissime, e specialmente le porpore: raggiungono le loro dimensioni in un anno.
Quod si hactenus transcurrat expositio, fraudatam profecto se luxuria credat, nosque indiligentiae damnet. Quamobrem persequemur etiam officinas: ut tamquam in vita frugum noscitur ratio, sic omnes, qui istis gaudent, praemia vitae suae calleant. Conchar um ad purpuras et conchylia (eadem enim est materia, sed distat temperamento), duo sunt genera. Buccinum minor concha, ad similitudinem ejus qua buccini sonus editur: unde et causa nomini, rotunditate oris in margine incisa. Alterum purpura vocatur, cuniculatim procurrente rostro, et cuniculi latere introrsus tubulato, qua proferatur lingua. Praeterea clavatum est ad turbinem usque, aculeis in orbem septenis fere, qui non sint buccino: sed utrisque orbes totidem, quot habeant annos. Buccinum nonnisi petris adhaeret, circaque scopulos legitur.
Se l'esposizione arrivasse solo fin qui, il lusso si sentirebbe subito defraudato e ci condannerebbe per la nostra negligenza. Perciò ci
soffermeremo ancora sulle sue fabbriche: perché come nel pranzo
si conosce la natura dei frutti, così tutti quelli che godono di queste
cose conoscano bene i privilegi del loro modo di vita.
Vi sono due tipi di conchiglie che producono il colore detto porpora e quello
detto conchilio (la materia è la stessa, ma diversa la
combinazione). La conchiglia minore è il buccino, così
detta per la sua somiglianza con la tromba, con cui si
suona: e da qui l'origine del nome, per la rotondità
della bocca, incisa nel margine. L'altra è chiamata
porpora, ha un rostro sporgente a forma di cunicolo e un'apertura
laterale. In più ha spine simili a chiodi fino alla
sommità della spira, con circa sette aculei per giro,
che non ci sono invece nel buccino: ma entrambi hanno
tanti giri quanti sono i loro anni. Il buccino aderisce
ad alcune pietre e si raccoglie fra gli scogli.
Purpurae, nomine alio pelagiae vocantur. Earum genera plura, pabulo et solo discreta. Lutense putri limo, et algense enutritum alga , vilissimum utrumque: melius taeniense, in taeniis maris collectum: hoc quoque tamen etiamnum levius atque diutius: calculense appellatur a calculo mari, mire apto conchyliis et longe opitme purpuris: dialutense, id est, vario soli genere pastum. Capiuntur autem purpurae parvulis rarisque textu veluti nassis in alto jactis. Inest iis esca, clusiles mordacesque conchae, ceu mitulos videmus: hac semineces, sed redditas mari, avido hiato reviviscentes appetunt purpurae, porrectisque linguis infestant: at illae aculeo extimulatae claudunt sese, comprimuntque mordentia: ita pendentes aviditate sua purpurae tolluntur.
Le porpore sono chiamate con altro nome "pelagie". Ve ne sono molti tipi, diversi per l'alimentazione e per il terreno dove si trovano. La lutense si nutre di fango limaccioso e la algense di alghe, entrambe sono vilissime: è migliore la teniense, che si raccoglie nei banchi di scogli; anche questa però troppo leggera e liquida; la calcolense prende il nome dalla ghiaia marina, straordinariamente adatta alle conchiglie in genere e specialmente per le porpore; la dialutense così si chiama perché si nutre in luoghi di varia natura. Le porpore si prendono con strumenti simili a nasse, piccoli e a maglia larga, buttati in profondità. Essi contengono per esca delle conchiglie che possono chiudersi e robuste, come i mitili: queste, quasi moribonde, ma restituite al mare, rivivono aprendosi rapidamente e richiamano le porpore, che le infestano con le loro lingue distese; ma quelle, stimolate dall'aculeo, si chiudono e stringono le lingue: così le porpore vengono prese penzolanti per la loro avidità.
C. PLINIUS SECUNDUS, Naturalis Historia, IX, 60-61
Se dalla descrizione appare chiaro che con il nome "porpora"
Plinio si riferisce a Bolinus brandaris, non
altrettanto sicure sono le attribuzioni delle conchiglie
che egli chiama "murex" e "buccinus";
la prima potrebbe essere Hexaplex trunculus, che
veniva sicuramente impiegata quanto B. brandaris
per ottenere la porpora, ma può anche darsi che agli
antichi la distinzione fra le due specie apparisse poco
importante, e che H. trunculus venisse
annoverato tra le diverse varietà di "purpura"
che anche qui sono citate. Dell'altra si dice
esplicitamente che non possiede spine, ed è più piccola;
la descrizione sommaria della "bocca rotonda incisa
sul margine" non è sufficiente ad identificarla,
nonostante si tratti senz'altro di una specie
mediterranea molto abbondante.
Sulle nostre spiagge Bolinus brandaris è molto comune e se ne trovano esemplari spiaggiati freschissimi ed in ottime condizioni.