I granchi trovano la loro collocazione sistematica nel phylum degli
Artropodi, classe Crostacei, ordine Decapodi, al quale afferiscono
insieme ad altri gruppi ad evidenza simili, come le aragoste, gli astici,
i gamberi, i paguri. Più specificamente i granchi appartengono al sottordine dei Brachiuri,
che comprende specie dal corpo di sagoma piuttosto tozza a causa dell'addome
ripiegato al di sotto e tenuto aderente al torace: esso è composto da quei
segmenti che si vedono sotto il corpo quando si rovescia un granchio, e che invece
nei gamberi (ad esempio) si allungano posteriormente, conferendo all'animale
una sagoma slanciata.
Nei nostri mari vivono numerose specie di granchi, e molte sono facilissime
da rintracciare nei fondali di ogni tipo. Sempre attenendosi al criterio con
cui si è sviluppato questo lavoro, cioè di prelevare animali già morti, è
possibile reperire e conservare anche i granchi, nonostante occorra affidarsi
alla fortuna per trovare esemplari in buone condizioni. In genere la spiaggia
dopo una mareggiata offre numerosi esemplari, che però non sempre risultano
completi delle otto zampe e delle chele, e spesso vengono contesi al naturalista
improvvisato dagli uccelli marini che trovano un lauto pasto specialmente in
quelli di grandi dimensioni.
Un esemplare perfetto può essere messo in posa disponendo le appendici nel modo
che si preferisce e lasciato seccare: i piccoli esemplari sono pronti in capo a
qualche giorno; i più grossi possono impiegare mesi, e richiedono un ambiente
secco, arieggiato e sufficientemente appartato per via dell'odore prodotto, nonché
protetto dall'intrusione di insetti.
In alternativa è possibile conservare il solo scudo toracico, che permette in genere
di riconoscere la specie e dà molti meno problemi di preparazione.
Presentiamo qui alcune specie nella speranza che questa rassegna incontri il
favore dei visitatori e possa essere ampliata con il tempo.