Sirena di de La Tour
La parola al prof. Zambra
Sirena di de La Tour
Selezione di testi tratti dalle opere dei docenti che hanno insegnato fisica nel XIX secolo presso l'Imperial Regio Convitto S. Caterina (antico nome del Foscarini). Per la ricerca di altri testi, consulta l'ARCHIVIO.

Malfi, © D 2007Sirena di Cogniard-Latour. Si chiamò sirena perché può dare dei suoni anche sott'acqua. E' una scatola cilindrica (O, fig. 245) di ottone, dentro la quale si può con un mantice spingere dell'aria a soffio continuo per un tubo applicato al fondo. Il piatto fisso che al di sopra la chiude è ben levigato ed ha dei fori disposti in cerchio ed equidistanti tra loro. Sul centro del piatto si appoggia un'asta verticale (T, fig. 246) a cui è unito un disco orizzontale (A) parallelo e vicinissimo al piatto; l'asta e il disco possono girare liberamente sull'asse comune. Anche il disco ha tanti fori quanti il piatto disposti allo stesso modo, cosicchè in una certa posizione del disco i fori suoi corrispondono a quelli del piatto, che allora sono aperti all'aria, ma per poco ch'esso giri viene col suo pieno a chiuderli. Il moto rotatorio del disco si ottine per effetto dell'aria medesima soffiata nella scatola, perchiocchè i fori non sono in direzione perpendicolare ai piani del piatto e del disco, ma nel piatto sono tutti inclinati ugualmente per uno stesso verso, nel disco sono tutti inclinati ugualmente per l'altro verso; quando si corrispondono gli uni sopra gli altri la corrente aerea che sorge obbliqua da ciascun foro (m, fig. 247) del piatto urta e preme la parte di ciascun foro (n) del disco, donde il moto rotatorio del disco (nella direzione n A). L'asta (T) è in relazione all'alto con un sistema che serve a numerare i giri del disco; ecco il modo. La parte superiore dell'asta è foggiata a vite perpetua il cui filo mette in giro una ruota a 100 denti (la ruota a destra nella figura), facendo passare un dente ad ogni rotazione del disco; questa ruota, per un'appendice (P) che sporge a fianco della periferia, manda innanzi ad ogni giro un dente d'una seconda ruota (quella a sinistra nella figura). Gli assi delle suote portano due indici che muovono su due mostre segnandovi l'uno il numenro dei giri del disco, l'altro le centinaja di giri. Due viti (D,C) servono a stringere e ad allentare il sistema per connettere la prima ruota con la vite perpetua e per liberarla.

Adoperando col mantice si fa girare il disco; i fori del piatto vengono così ad essere aperti e chiusi tutti insieme più volte in breve tempo. Ad ogni giro l'aria esterna riceve da quella che esce dei fori tanti impulsi quante sono le volte che i fori si aprono. Si immagini per un momento che nel piatto vi sia un foro solo e nel disco ve ne siano 18; ad ogni giro del disco il foro del piatto verrà aperto e chiuso 18 volte; e se il disco fa 10, 100... giri in un secondo, l'aria sarà spinta ed arrestata 180, 1800... volte; e siccome per ciascuna alternativa si produce una vibrazione, giacchè l'aria compressa dal soffio prende ad espanderai al cessare di questo, così l'aria farà 360, 3600... vibrazioni per secondo. La sirena produce in tal guisa dei suoni che si possono far salire per gradi insensibili nella scala dal grave all'acuto coll'accrescere a poco a poco la velocità di rotazione del disco. Ora siano 18 anche i fori del piatto, non crescerà per questo il numero delle vibrazioni, ossia l'altezza della nota, perchè vengono essi aperti e chiusi tutti contemporaneamente, bensì crescerà a 18 tanti l'intensità del suono.

A trovare il numenro delle vibrazioni corrispondenti a un dato suono, si mantiene costante la velocità del disco perché il suono duri il medesimo, si legge sulle mostre il numenro dei giri fatti in un certo tempo, se ne desume il numenro di giri fatti in un secondo, e si moltiplica questo numero per il doppio del numenro dei fori del disco, cioè, nel caso suddetto, per 36.

La sirena, a pari velocità di rotazione dà il medesimo suono e nell'aria e in qualunque altro gas, e nell'acqua, il che prova come l'acutezza del suono dipenda soltanto dal numero delle vibrazioni, e non dalla natura dell'ambiente.

Bernardino Zambra, I principj e gli esperimenti della fisica, Vol. II, Milano, 1854, pagg. 311-313.