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L'apparecchio di Kipp

Questo strumento, concepito dal chimico olandese Petrus Kipp (1808 - 1864), permette in generale di ricavare in gran quantità i vari gas che si sviluppano sfruttando un'opportuna reazione chimica tra una soluzione acquosa acida e un solido (elemento o composto) insolubile, anche se in realtà un simile apparato viene usato principalmente per ottenere idrogeno e acido solfidrico.

Con riferimento alla disegno qui a lato, l'apparecchio di Kipp è formato da tre settori, 1, 2 e 3. Gli ambienti 2 e 3 sono in comunicazione tra di loro, così come i settori 1 e 3. In 2 vengono inseriti dei grani di zinco o ferro, se si vuole ottenere idrogeno gassoso, oppure dei pezzi di solfuro di ferro III o del solfuro di zinco, se il prodotto cercato è l'acido solfidrico.

Nella sfera 1 viene versata una soluzione di acido cloridrico al 20 - 25% (ma un qualsiasi altro acido forte va ugualmente bene, purché se ne consideri il costo e la pericolosità) fino a che questo non sommerge completamente il solido entro la zona 2. Quando il rubinetto collegato con il recipiente 2 è chiuso, allora la pressione dell'idrogeno che si sviluppa in base alla reazione

Zn + 2HCl => ZnCl2 + H2

o dell'acido solfidrico H2S chi si produce dalle reazioni

2HCl + ZnS => ZnCl2 + H2S
2HCl + FeS => FeCl2 + H2S

(a seconda del tipo di composto che si impiega), spinge la soluzione acida verso il basso fino a svuotare completamente la sezione 2. Ciò produce l'arresto della reazione chimica. Se invece o l'idrogeno o l'acido solfidrico prodotti vengono estratti dall'apparecchio, la soluzione di acido cloridrico non scende e la reazione continuerà senza sosta fino a che non si sarà consumata tutta la carica di metallo o di solfuro di ferro II o di solfuro di zinco.



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