Dischi per la torpedine
La parola al prof. Zantedeschi
Dischi per la torpedine
Selezione di testi tratti dalle opere dei docenti che hanno insegnato fisica nel XIX secolo presso l'Imperial Regio Convitto S. Caterina (antico nome del Foscarini). Per la ricerca di altri testi, consulta l'ARCHIVIO.

Immagine tratta dal trattato di Zantedeschi
§ 175 C) Dei fenomeni elettrici della torpedine nello stadio di morte

Matteucci osservò che allo stato di morte colla irritazione si ottengono delle scariche elettriche. [...]
Ecco le esperienze che io feci. Presi due piatti di ottone di forma circolare (Fig. 81) del diametro di 25 centimetri, l'inferiore del quale A era sostenuto da tre bastoni di vetro che isolavano bene, e il superiore B era munito di un manico dello stesso vetro, come lo scudo dell' elettroforo. Questi due piatti compivano il circolo col filo galvanometrico [...].

[...] sopra il piatto A collocai una torpedine morta col ventre all'ingiù, e recai il piatto B tenuto pel suo manico isolante a contatto del dorso, esercitando una pressione; l'ago tosto mostrò la presenza della corrente, [...]. Rovesciata la posizione della torpedine, la direzione della corrente rimase la medesima.


§ 176 D) Dell'organo generatore l'elettrico

Al sorgere delle dotte contese tra il Volta e il Galvani, doveva a diritto agitarsi la questione sull'origine della elettricità de' pesci elettrici [...]. In sentenza del Galvani il cervello è l'immediato fonte elaboratore dell'elettrico, e gli organi elettrici sono gli accumulatori di esso [...]. Gli argomenti che stanno a favore della sentenza del Galvani, sono i seguenti:
I. La torpedine non sempre quando vuole può dare la scarica.
II. Il potere scuotente dipende necessariamente dall'integrità dell'apparato elettrico.
III. All'infievolirsi del vigore della torpedine, s'infievolisce il potere scuotente; e viceversa col rinvigorimento della torpedine cresce il potere elettrico della stessa.

Francesco Zantedeschi, Trattato di Fisica elementare, volume III, parte II, Venezia, MDCCCXLIV, Tipografia Armena di S. Lazzaro, pagg. 331 - 333.