Lo strumento, firmato "Ateliers Ruhmkorff J. Carpentieri Ing. Const. Paris", utilizzava il "metodo di Poggendorff oggettivo", detto di Thomson, per misurare l'angolo con cui ruota un oggetto, nel caso specifico lo specchietto presente su certi modelli di elettrometri e, ne caso specifico, quello di Thomson, descritto per la prima volta nel 1867 da William Thomson (1842-1907, dal 1892 Lord Kelvin). In tale metodo si collocava una lampada (andata perduta) dietro la fenditura, la quale risulta fortemente illuminata. Disposta da principio la scala in modo che l'immagine della fenditura riflessa dallo specchietto dell'elettrometro cada in corrispondenza dello zero sulla scala (che è sopra la fenditura stessa), una qualsiasi rotazione dello specchio sposta l'immagine a desta o a sinistra dello zero, consentendone la misurazione. La base che fa da supporto alla lampada è regolabile in altezza mediante due viti a pressione, in modo che la fiamma sia in corrispondenza della fenditura.
|
Battelli A. - Cardani C., Trattato di fisica sperimentale ad uso delle università, Francesco Vallardi, Milano, 1922, Vol. 1, pag. 254, fig. 156 Felice M., Elementi di fisica, Ditta G. B. Paravia e Comp., Torino, 1887/90, Vol. 2, pag. 165, fig. 70 Gelcich G., Ottica, Hoepli, Milano, 1895, pag. 417, fig. 166 Joubert J., Traité Élémentaire d'electricité, G. Masson Éditeur, Paris, 1889, pag. 84, fig. 64 Murani O., Trattato elementare di fisica compilato ad uso dei licei e degli istituti tecnici, Heopli, Milano, 1906, Vol. 2, pag. 369, fig. 327 Premoli P., Nuovo dizionario illustrato di elettricit&agreve; e magnetismo, Soc. Editrice Sonzogno, Milano, 1904, Vol. 1, pag. 343, fig. 503 Ròiti A., Elementi di fisica, Le Monnier, Firenze, 1908, Vol. 2, pag. 244, fig. 169
|