elettrochimica - evoluzione della pila - pila Bunsen
Pila Bunsen
Suggerimenti per il corretto funzionamento

Dai libri dell'epoca emerge come la manipolazione della pila di Bunsen sia lunga, faticosa e da farsi con cura e attenzione, se si vuole sfruttare al meglio il dispositivo elettrochimico (si ricordi che gli esperimenti venivano condotti con diverse pile collegate in serie e parallelo). Ecco alcuni consigli attribuiti a Duboscq, considerato "competente di questa materia".

1) Il miscuglio d'acqua e d'acido solforico lo si deve preparare anticipatamente in un sol vaso, onde avere esattamente lo stesso grado di saturazione per tutte le coppie. Versata anzitutto l'acqua in una tinozza di legno, aggiungesi un decimo di volume, di acido solforico, di modo che la soluzione marchi 10 ad 11 gradi del pesa-acido di Baumé. Se non si ha il pesa-acido, l'acqua è sufficientemente acidulata quando essa diventa tiepida e che una gocciola, deposta sulla lingua, non può essere conservata.

Assai interessante la presenza, accanto al metodo scientifico - quantitativo (che si serve di uno strumento per determinare la concentrazione dell'acido solforico), anche del metodo definibile "ad assaggio eroico". Sembra superfluo aggiungere che è meglio evitare di mettere un qualunque acido concentrato sulla lingua!

2) L'acido nitrico, se è nuovo, deve marcare 40 al pesa-acido e può servire fino a che non marca più che 26. Vi si aggiunse allora un cinquantesimo, in volume, di acido solforico, ma dopo questa aggiunta, esso non può servire che una volta. L'acqua acidulata serve generalmente due volte, a meno che il solfato di zinco formatosi non incominci a cristallizzare.

3) Quanto agli elementi, essi devono essere disposti in seguito gli uni agli altri sopra una tavola ben secca, avendo cura, che non si tocchino gli uni gli altri per alcuna delle loro parti, tranne che per le lastre e i coni di rame che uniscono lo zinco di ogni elemento al carbone dell'elemento seguente: si versa in seguito, mediante un imbuto, l'acido nitrico nei vasi porosi, sino a due centimetri dall'orlo, poi si riempiono allo stesso modo i vasi esterni di acqua acidulata sino a un centimetro dall'orlo, ciò che stabilisce appresso a poco l'eguaglianza di livello dei due liquidi: condizione essenziale per la costanza della pila. Versato l'acido nitrico nei vasi porosi, devesi introdurre l'acqua acidulata, onde non dare all'acido nitrico il tempo di traversare questi vasi e di intaccare gli zinchi.

4) Essendo indispensabile perché una pila funzioni a dovere, di stabilir bene il contatto, devonsi pulire con cura, sfregandoli con carta di vetro, i tronchi di cono che si impegnano nei carboni, e far sì che entrino a forza in questi.


I trochi di cono di cui si parla avevano lo scopo di collegare l'elettrodi di carbone al vero polo positivo della pila, costituito da un lamina di rame. Si tratta di un punto debole della pila, dal momento che una sola cattiva giunzione si trasformava in una forte resistenza nel circuito della pila e ciò a danno della fem ottenibile dal dispositivo.

5) Ciò che devesi maggiormente osservare per conservare la pila in buono stato, è l'amalgamazione degli zinchi. Si conosce che uno zinco ha bisogno di essere amalgamato quando ai fa udire un sibilo nell'acqua acidulata senza che la pila sia in attività. Se esso è fortemente intaccato, vedesi l'acqua fumare ed anche bollire; in questo caso bisogna ritirare lo zinco immediatamente, altrimenti in poche ore si forerebbe.
Per amalgamare gli zinchi, si immergono per qualche secondo nell'acqua acidulata (quella stessa della pila), onde pulirli; indi si collocano l'uno dopo l'altro in un vaso di terra contenete un po' d'acqua acidulata (due volte di più della prima), e due chilogrammi circa di mercurio che stendesi sullo zinco con una grattabugia di ferro. Quando gli zinchi sono amalgamati, si immergono in una tinozza di acqua netta, in fondo alla quale, dopo l'operazione, trovasi l'eccesso di mercurio.