Sotto certe condizioni è possibile percepire tridimensionale un oggetto rappresentato bidimensionalmente. Si tratta di un'elaborazione del cervello per così dire "abituato" a un modo tridimensionale. Uno stereoscopio, come indica la parola composta di chiara origine greca, consentiva la visione (scopio) tridimensionale (stereo) di un oggetto rappresentato per mezzo di due immagini bidimensionali (dette stereogrammi) ravvicinate e viste da posizioni leggermente diverse. Il fenomeno, nel caso di immagini (disegni) in bianco e nero fu descritto in un lavoro, datato 1838, del fisico Charles Wheatstone (1802-1875).
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