Elettromagnetismo - indice breve storia
Breve storia dell'elettromagnetismo
Franklin

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Il fatto che con le bottiglie di Leida fosse possibile ottenere le prime scintille, permise di mettere in relazione quanto accadeva nei laboratori con i fulmini che balenavano in cielo, pervenendo alla scoperta dell'elettricità atmosferica.

Per verificare l'ipotesi che i fulmini fossero l'equivalente su vasta scala di quanto poteva essere ottenuto attraverso le bottiglie di Leida, l'americano Benjamin Franklin (1706 - 1790) compì un esperimento famosissimo: nel 1752 fece volare durante un temporale un aquilone munito di una punta metallica alla quale aveva attaccato un filo di seta in grado di condurre l'elettricità fino ad una chiave metallica sospesa ad esso e posizionata nelle immediate vicinanze del suo corpo. Quando avvicinò la mano alla chiave, scoccò tra di loro una vigorosa scintilla. Egli aspettò quindi che la chiave si caricasse nuovamente e poi la usò per caricare una bottiglia di Leida, con risultati analoghi a quelli ottenuti caricandola con una qualsiasi macchina elettrostatica da laboratorio: aveva così dimostrato che le nuvole erano portatrici di cariche elettriche il cui scaricarsi a terra si manifestava attraverso un'enorme scintilla chiamata fulmine.

Ciò che sorprende di più dell'esperimento di Franklin e che egli vi sia sopravvissuto. Altri infatti provarono a ripeterlo, come nel 1753 il fisico G.W. Richmann, ma vi persero la vita, perché la carica indotta sulla punta metallica dell'aquilone si accumulava a tal punto da produrre una scarica attraverso il filo di seta tanto potente da risultare letale.

Il vivo interesse di Franklin per l'elettricità lo aveva portato prima dell'esperimento del 1752 a sostenere, contro l'ipotesi di Du Fay, che quanto accadeva con le bacchette di vetro e di ambra erano tutte manifestazioni di un unico fenomeno, l'elettricità, che egli considerava agire come un "fluido": quando si strofina il vetro, l'elettricità vi penetra, caricandolo positivamente, mentre quando si caricava l'ambra, l'elettricità vi usciva caricandola negativamente. Ponendo infine in contatto due bacchette caricate con segni diversi, il fluido elettrico passava da quella positiva a quella negativa finché non si raggiunge una situazione di equilibrio elettrico. Su queste basi un inventore francese propose di chiamare "conduttori" quelle sostanze in cui il fluido elettrico era in grado di circolare liberamente, "isolanti" tutti quei corpi (come il vetro, lo zolfo e l'ambra) nei quali tale fluido non vi circola liberamente.

Bisogna dire che questa particolare visione di Franklin dell'elettricità era molto acuta: sostituendo infatti al termine fluido il termine elettroni e invertendo il senso di moto (è l'ambra che cede elettroni al vetro) si ottiene la moderna interpretazione del fenomeno. Oggigiorno non si ha nessuna difficoltà a spiegare che le scintille tra conduttori e quindi in grande anche i fulmini sono causati dalla ridistribuzione delle cariche elettriche che avviene all'interno di un conduttore o tra conduttori diversi per raggiungere una situazione di equilibrio elettrico, tuttavia va detto che all'epoca le numerose teorie apparse per spiegare i fenomeni elettrici erano confuse e contraddittorie.

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