Elettromagnetismo - indice breve storia
Breve storia dell'elettromagnetismo
Musschengroek

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Disegno schematico di una bottiglia di Leida, Malfi, © 2001Il primo avvenimento importante del XVIII secolo fu il famoso esperimento di Leida. Si trattava della scoperta, per altro accidentale, dell'accumulo della carica elettrica fra due conduttori separati da un isolante.

L'esperimento fu eseguito contemporaneamente nel 1745 da un dilettante tedesco (Ewald Georg von Kleist) e indipendentemente dal fisico olandese di Leida Pieter Musschengroek (1692 - 1761), che rilevò l'importanza scientifica e applicativa di questo nuovo oggetto elettrico. La cosiddetta bottiglia di Leida, il cui nome sembra tragga origine dagli scritti dell'abate Nollet (professore di fisica a Parigi), consisteva nella sua forma primitiva in una fiala di vetro parzialmente riempita d'acqua il cui orifizio era chiuso da un tappo di sughero attraversato da un filo metallico o da un chiodo sufficientemente lunghi da pescare nel liquido.

Lo scopo sia di Kleist che di Musschengroek (nel contesto di esperimenti volti ad approfondire i fenomeni elettrostatici) era riuscire ad elettrizzare l'acqua contenuta entro il vaso di vetro. Per far ciò, tenendo in mano la bottiglia, accostarono la parte sporgente del conduttore metallico fissato sul tappo di sughero all'elemento attivo di una Macchina elettrica. La scoperta consistette nell'osservare che quando lo sperimentatore, ancora con la bottiglia in mano, toccava per sbaglio con l'altra mano il filo metallico lontano dalla macchina, riceveva una violenta scossa per tutto il corpo. Le stesso Musschengroek, che per primo sperimentò tale intensa scarica su di sé, scrisse in una lettera a un collega francese che non avrebbe ripetuto l'esperienza neppure per l'intero Regno di Francia! Venne così inventato (usando una terminologia moderna) il primo condensatore della storia che, più volte perfezionato, si diffuse all'epoca col nome di bottiglia di Leida (Bottiglie di Leida).

Evidentemente quanto era successo non faceva altro che rendere manifesto senza ombra di dubbio che parte della carica messa a disposizione dalla macchina elettrostatica si era accumulata nella bottiglia e nuovi esperimenti coinvolgenti una o più bottiglie di Leida misero ben presto in luce che tale accumulo di carica non solo era ingente, ma per di più assai più durevole di quella che si poteva sfruttare usando dei semplici elettrofori. Inoltre, proprio il fatto che l'intensità delle cariche ottenuta risultò molto superiore a quella prodotta fino ad allora con le macchine a globo di Guericke (la Macchina di Ramsden è infatti del 1770) permise di ottenere le prime scintille, di mettere in relazione quanto accadeva nei laboratori con i fulmini che balenavano in cielo e di pervenire così alla scoperta dell'elettricità atmosferica (B. Franklin, 1752).

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