Elettromagnetismo - indice breve storia
Breve storia dell'elettromagnetismo
Volta

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Vecchie pile a colonna, Malfi, © D 2001Alessandro Volta (1745 - 1827), professore di fisica a Pavia, studiò a fondo il fenomeno messo in luce da Galvani, però sostenne che la fonte dell'elettricità non risiedesse nell'organismo vivente, ma piuttosto nel contatto tra i due metalli diversi con cui era costruita la pinza usata per toccare i nervi della coscia di rana. Riguardo la contrazione infatti, pur avvenendo anche usando pinze formate da un unico metallo, si preferiva adottare quelle fatte con due metalli diversi, perché provocavano una contrazione maggiore.

Fu inevitabile che fra i due professori sorgesse una lunga discussione, cui Volta pose fine solo nel 1799, quando riuscì a realizzare un dispositivo per produrre elettricità, cui diede il nome di elettromotore che non solo gli permise di smentire definitivamente le tesi dell'ormai scomparso Galvani, ma che rappresentò anche una svolta importantissima per lo studio dei fenomeni elettrici e magnetici (Vecchie pile a colonna e Pila a corona di tazze).

Le macchine elettrostatiche infatti potevano offrire all'epoca alti voltaggi, pari forse addirittura a 30000 volt, ma naturalmente le scariche elettriche che si potevano con esse ottenere si susseguivano solo agli intervalli di tempo necessari per ricaricare i condensatori dell'apparecchio. Per la prima volta la pila voltaica diede invece la possibilità di disporre di una corrente elettrica continua, cioè di un mezzo di studio e di sperimentazione molto prezioso. Grazie ad essa la chimica e la fisica ne furono profondamente trasformate in brevissimo tempo. Il fisico francese Dominique François Arago (1786 - 1853), scrivendo nel 1831, testimonia molto bene l'enorme ammirazione che questo sensazionale strumento suscitò nei fisici dell'epoca: "Questa pila, formata da coppie di metalli diversi separati da un poco di liquido è, per la singolarità degli effetti che produce, il più meraviglioso strumento mai inventato dal genere umano".

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