didattica - Percorsi didattici
Percorso didattico ottica Nº 4
Gli specchi


 

Uno dei più antichi strumenti ottici è lo specchio in cui le immagini degli oggetti sono ottenute per riflessione. La sua superficie, accuratamente levigata, riflette la luce incidente su di essa. Spesso si tratta della superficie di un vetro su cui è stato depositato un sottile strato d'argento, ma nell'antichità gli specchi erano fatti integralmente di metallo opportunamente lavorato. La caratteristica peculiare di questo oggetto ottico deriva dal forte grado di levigatezza della sua superficie, con rugosità inferiore alla lunghezza d'onda del raggio incidente. Gli specchi non sono solo piani (Nº 174), ma a superficie curva. Se rispetto a una ideale superficie piana orizzontale la superficie dello specchio ha un profilo che sta sotto il piano, allora lo specchio è detto concavo (Ni 165, 176, 431). Se invece vi sta sopra, lo specchio è convesso (Ni 166, 169, 175, 677). Gli specchi della collezione si prestano molto bene a consentire la verifica delle proprietà delle immagini prodotte dagli specchi concavi e convessi. Qualunque sia la posizione dell'oggetto, uno specchio convesso produce sempre un'immagine virtuale, diritta e più piccola. Più articolato è invece il comportamento di uno specchio concavo, la cui immagine può essere reale, rovesciata e rimpicciolita, assente oppure virtuale, diritta e ingrandita a seconda della posizione dell'oggetto rispetto al fuoco dello specchio. Il particolare carattere distorsivo degli specchi cilindrici e conici convessi ha dato vita a un particolare utilizzo ludico di tali specchi (Nº 175). Essi danno un'immaigne regolare e perfettamente comprensibile di disegni prodotti in precedenza che, a un primo colpo d'occhio, non presentano che dei tratti assemblati in modo bizarro. Questi disegni sono detti anamorfósi, dal greco "anà" (cambiamento) e "morphé" (forma). Il termine compare per la prima volta nel trattato "Magia Universalis naturae et artis", pubblicato da Gaspard Schott tra il 1657 e il 1659 a Wurtzburg e sta ad indicare un particolare tipo di immagine prospettica ottenuta per proiezione su un piano fortemente inclinato rispetto all'osservatore. Le anamorfosi ebbero particolare fortuna nella seconda metà del XVII secolo. In fine si deve osservare che i mezzi trasparenti come il vetro, riflettono pur sempre un piccola parte della luce che li colpisce. Giocando così sul colore del vetro è possibile ottenere uno specchio a lente di vetro (Nº 169), anche se il solo vetro viene maggiormante usato per ottenere lenti nelle quali ovviamante l'aspetto riflettente è volutamente limitato il più possibile.