Oltre a essere una lente biconvessa convergente (lenti) questo strumento era anche uno specchio dalla superficie sferica convessa. In effetti è così che viene descritto nel Trattato del Traversi (vol. VII), da cui si desume che il sostegno è stato modificato.
La levigatezza della superficie di vetro rende il materiale in grado di riflettere una piccola porzione della luce incidente. Il colore del vetro esalta questo aspetto e quindi si vedeva bene l'effetto specchio accanto a quello tipico della lente convergente. Sebbene le lenti siano utilizzate per deviare i raggi che le attraversano, pur sempre una piccola parte della luce viene comunque riflessa. Dall'Ottica Geometrica si ricava che l'immagine data da uno specchio di questo tipo è sempre virtuale, diritta e più piccola dell'oggetto.
Curiosa è l'origine delle striature nel vetro della lente. L'ipotesi è che essa sia stata ricavata dalla massa di vetro solidificata che si ottiene come scarto alla fine del periodo d'utilizzo di un forno per la produzione del vetro (l'isola di Murano era ovviamente una miniera per questo tipo di vetri). Nella lente sono rimasti solidificati i moti convettivi che animavano il vetro in condizioni di minore viscosità.