Elettromagnetismo - indice breve storia | |
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Breve storia dell'elettromagnetismo | |
Henry |
L'americano Joseph Henry (1797 - 1878) scoprì il fenomeno che oggigiorno va sotto il nome di autoinduzione cercando di perfezionare l'elettrocalamita inventata da Sturgeon. L'importante modifica apportata consisteva nell'usare al posto di fili scoperti di rame del filo isolato, che in quanto tale poteva essere avvolto in più spire anche vicine senza il pericolo di cortocircuiti per formare l'avvolgimento del dispositivo. Dal momento che ogni spira in più aumenta l'intensità del campo magnetico, quindi la potenza dell'elettromagnete, questo accorgimento permise ad Henry di realizzare nel 1831 un elettromagnete di non grandi dimensioni in grado di poter sollevare addirittura una tonnellata di ferro!
Fu così che nel lavorare con gli elettromagneti lo scienziato americano notò la scintilla che si produceva a livello dei poli dell'interruttore del circuito elettriche che alimentava gli avvolgimenti sul nucleo di ferro ogni volta che egli interrompeva il circuito. Ciò lo guidò alla scoperta nel 1829 dell'autoinduzione, cioè di quel particolare fenomeno che si manifesta con l'insorgenza di una forza elettromotrice (detta di autoinduzione e a sua volta conseguenza di un campo elettrico indotto) in un circuito elettrico quando, ma non solo in questo caso, si vari la corrente elettrica o se ne interrompa completamente l'erogazione per mezzo di un interruttore.
Nel primo caso, cioè a circuito chiuso, la forza elettromotrice indotta è in grado di far muovere gli elettroni del conduttore che costituisce il circuito elettrico dando così origine ad una corrente elettrica supplementare, cioè in aggiunta a quella in variazione ma comunque già presente nel circuito.
Nel secondo caso, ovvero quando il circuito è aperto, la forza elettromotrice indotta si manifesta come una elevata tensione in corrispondenza dei contatti dell'interruttore ed essa può dar luogo ad una scintilla, soprattutto se tra i contatti è presente l'aria atmosferica. Ne segue dunque una scarica nel punto in cui l'interruttore viene aperto e la breve e intensa corrente prodotta viene detta "extracorrente di apertura".
Henry diede alle stampe il risultato delle sue osservazioni nel 1832, ma fu di poco preceduto dalla pubblicazione di quanto aveva indipendentemente scoperto Faraday nel corso di dieci intense giornate di assidui esperimenti eseguiti nel 1831 la cui portata scientifica è incalcolabile, date le numerose macchine elettriche che seguirono ad essi grazie ai lavori sia dello stesso Faraday che di altri scienziati suoi contemporanei (come, ad esempio, lo stesso Henry) e di successivi ingegneri elettrici.