Fonti
Battelli A. - Cardani C. (1922) Vol. 1, pag. 255, fig. 157 Bernardi G. (1931) pag. 39, fig. 10157 Cazin A. (1881) pag. 15, fig. 5 Galileo Officine (1929) pag. 30, fig. 5036 Ganot A. (1883) pag. 612, fig. 662 Gelcich G. (1895) pag. 417, fig. 166 Jamin J. (1880) pag. 298, fig. 235 Magrini R. (1940) pag. 58, fig. A153 Murani O. (1906) Vol. 2, pag. 374, fig. 332 Perucca E. (1937) Vol. 2, pag. 49, fig. 60 Pinto L. (1892) pag. 610, fig. 572 Premoli P. (1904) Vol. 1, pag. 502, fig. 717

Lo strumento, anche associato al nome del fisico, ingegnere e costruttore tedesco di strumenti Max T. Edelmann (1845-1913), utilizzava il "metodo di Poggendorff soggettivo" (o "metodo subbiettivo") per misurare l'angolo con cui ruota un oggetto, nel caso specifico lo specchietto presente su certi modelli di galvanometri.

In tale metodo si illuminava fortemente la scala graduata (incisa specularmente, ovvero a rovescio) e se ne osservava l'immagine riflessa dallo specchietto del galvanometro attraverso il cannocchiale, ancora perfettamente funzionante e dall'elevato ingrandimento. Il metodo è piuttosto preciso, ma alla lunga affatica l'occhio.