Elettrostatica - Macchine elettriche - Elettrofori
Elettroforo di ebanite
SCHEDA TECNICA
INVENTARISTATO
Elettroforo di ebanite
Elettroforo di ebanite
Elettroforo di ebanite
1818Nº //
1838Nº //
P.A.Nº //
1870492
1925a285
2016464
Completo
Integro
Funzionamento NV
Dimensioni
MATERIALI: ottone, vetro, ebanite
BIBLIOGRAFIA & PRESTITI
DATABASE
Datazione: novembre 1881
Nel Museo A. M. Traversi - Vetrina P
Descrizione          Funzionamento: spiegazione - verifica          Testi&Curiosità


Immagine, Malfi, © D 2016
Fonti
Battelli A. - Cardani C. (1925) Vol. 4, pag. 278, fig. 164
Besso B. (1875) Vol. 3, pag. 48, fig. 63
Biot G.B. (1818) Vol. 3, pag. 140, Tav. I, fig. 32
Bouchardat A. (1851) pag. 209, fig. 85
Cavallo T. (1779) pag. 474, Tav. III, fig. 9
Clerc A. (1885) pag. 695, fig. 508
Daguin P. A. (1863) pag. 476, fig. 471
Desbeaux E. (1892) pag. 279, fig. 220
Despretz C. (1832) pag. 399, Tav. 8, fig. 223
Drion Ch. - Fernet E. (1877) pag. 346, fig. 316
Galileo Officine (1929) pag. 182, fig. 5434
Ganot A. (1883) pag. 525, fig. 573
Ganot A. (1861) pag. 449, fig. 414
Giordano G. (1862) Vol. 2, pag. 88, fig. 73
Izarn G. (1805) pag. 47, Tav. II, fig. 37
Joubert J. (1889) pag. 28, fig. 22
Magrini R. (1940) pag. 247, fig. N1041
Matteucci C. (1847) pag. 185, Tav. 1, fig. 94
Milani G. (1869) Vol. 5, pag. 118, fig. 56
Murani O. (1906) Vol. 2, pag. 293, fig. 263
Premoli P. (1904) Vol. 1, pag. 325, fig. 475
Privat Deschanel A. (1890) pag. 490, fig. 412
Privat Deschanel A. - Pichot (1871) pag. 435, fig. 389
Ròiti A. (1908) Vol. 2, pag. 91, fig. 51
Resti E. (1930) pag. 72, fig. 369
Tarquini A. (1928) pag. 106, fig. 30403
Tissandier G. (1882) pag. 120, fig. 67
Zamboni G. (1843) pag. 23, Tav. I, fig. 5
Zambra B. (1854) Vol. 2, pag. 364, fig. 269
 

L'elettroforo era una macchina elettrica, cioè di un dispositivo assai semplice e poco ingombrante (rispetto ad altri congegni con la stessa funzione) per la separazione delle cariche elettriche e la realizzazione di numerosissimi esperimenti in campo elettrostatico o per far funzionare alcuni particolari dispositivi (Accendilume elettrico).

L'elettroforo fu inventato nel 1775 dal fisico italiano Alessandro Volta (1745-1827), passato alla storia per aver ideato la prima pila (Vecchie pile a colonna). Egli lo utilizzò per generare la scintilla elettrica necessaria per far funzionare l'eudiometro (un misuratore d'ossigeno atmosferico) all'interno degli studi intrapresi sui gas a partire dal 1774 (Vecchia pistola di Volta). In un ogni elettroforo è presente un disco di resina (qui ebanite) applicato all'interno di un contenitore ligneo o metallico e di un disco metallico (oppure ligneo e ricoperto di foglie di stagno), detto "scudo", dal manico isolato.

Il dispositivo funzionava nel modo seguente. Una volta seccati il materiale isolante e lo scudo per riscaldamento, si strofinava vigorosamente la resina con una pelle di gatto, resina che si elettrizzava negativamente. Quindi si appoggiava sopra lo scudo, che si caricava positivamente sulla faccia a contatto con l'isolante e negativamente sull'altra. Non rimaneva che toccare con un dito la parte superiore dello scudo "sottraendogli il fluido negativo". Staccando lo scudo esso manifestava una carica positiva con cui elettrizzare altri corpi o far scoccare scintille.

Con opportuni accorgimenti nell'utilizzo della macchina elettrica la resina poteva rimanere caricata anche per mesi, cosa che rendeva il dispositivo assolutamente singolare per l'epoca.