Sulla base delle grandezze che concorrono a formare la resistenza di un conduttore nacque un dispositivo elettrodinamico noto ancora oggi col nome di reostato, termine coniato nel 1843 da Charles Wheatstone (1802-1875) per indicare un dispositivo a resistenza variabile. Questo fisico è infatti ideatore di una resistenza variabile che trova numerosissime applicazioni in ambito elettrodinamico (dal semplice allungamento del circuito elettrico all'impiego per l'effettuazione di particolari misure).
In un conduttore metallico gli elettroni incontrano una certa resistenza, detta appunto resistenza elettrica. La resistenza elettrica è funzione diretta del tipo di materiale e della lunghezza del filo, mentre è inversamente proporzionale alla sezione del conduttore. Il reostato è una resistenza variabile proprio perché per mezzo di un cursore mobile si può incrementare o accorciare la lunghezza del filo conduttore (avvolto a elica su un cilindro isolante) interessato dal passaggio della corrente.
Nel dispositivo, opera di Enrico F. Jest (meccanico dell'università di Torino), viene modificata in modo opportuno la lunghezza elettrica di un filo conduttore di ottone (che si è spezzato). Uno dei cilindri è in legno con una scanalatura a elica che ospita una parte di un lungo (circa 40 m) filo d'ottone isolando tra loro le sue spire, mentre l'altro cilindro in ottone ospita l'altra porzione del filo conduttore e qui la corrente salta le spire perché non isolate. Evidentemente si incrementa la resistenza avvolgendo maggiormente il filo sul cilindro di legno, la si decrementa se lo si avvolge di più su quello di ottone.