elettromagnetismo - Elettrodinamica - Rocchetti
Rocchetto Nº 863
SCHEDA TECNICA
INVENTARISTATO
Rocchetto d'induzione capace di fornire scintille da 25 cm
Rocchetto Nº 863
1818Nº //
1838Nº //
P.A.Nº //
1870863
1925Nº //
2016567
Completo
Integro
Funzionamento NV
Dimensioni
BIBLIOGRAFIA & PRESTITI
DATABASE
Datazione: 8 luglio 1917
Costruttore: Luigi Gori
"Luigi Gori Apparecchi elettrici"
Nel Museo A. M. Traversi - Vetrina P
Descrizione          Funzionamento: spiegazione - verifica          Testi&Curiosità


Immagine, Malfi, © D 2016
Fonti
 

Lo strumento altro non era che un particolare trasformatore innalzatore di tensione. Esso venne utilizzato per alimentare tubi a vuoto (Tubi di Geissler e Tubo a raggi catodici con croce di Malta) e poi per far funzionare le prime radio.

Il primo modello funzionante di macchine di questo tipo (Vecchio rocchetto d'induzione) fu invenzione nel 1837 del prete irlandese Nicholas J. Callan (1799-1864). I rocchetti d'induzione di Heinrich D. Ruhmkorff (1803-1877) furono eccellenti e più efficienti strumenti (grazie all'introduzione di innovazioni fondamentali) rispetto al dispositivo di Callan. Fu così che Ruhmkorff, che iniziò a commercializzare i suoi rocchetti a partire dal 1851, passò nel XIX secolo come l'inventore del rocchetto d'induzione e Callan venne dimenticato.

La macchina è formata da due bobine di filo avvolte coassialmente su un nucleo di ferro formato da un fascio di tondini verniciati raccolti assieme (per ridurre gli effetti delle correnti parassite). Andando verso l'esterno a partire dal centro si incontrano gli avvolgimenti del circuito primario (o induttore), alimentato a corrente continua (in genere con una batteria di pile Bunsen). Esso è formato da poche spire con filo grosso di rame isolato. Dopo una camicia cilindrica di materiale ben isolante (essenziale per il corretto funzionamento dello strumento), si incontrano la spire del circuito secondario (indotto). Questo circuito è formato da filo di rame sottile e isolato della lunghezza anche di alcune migliaia di metri.

La corrente del primario viene interrotta mediante un interruttore elettromagnetico ad ancora mobile ovvero simile a quello dei campanelli elettrici. Le continue chiusure e aperture del circuito primario originavano un campo magnetico velocemente variabile nel tempo entro il quale si trovavano immerse le spire del secondario. Ciò era sufficiente per indurre una tensione alternata nelle spire del circuito secondario proporzionale alla velocità con cui variava la corrente del primario. Si generavano così elevatissime tensioni (addirittura di 600000 volt!).

Tra gli elettrodi dello spinterogeno presenti sopra al cilindro che racchiude le bobine si produceva un campo elettrico così intenso da dar vita a potentissime scariche elettriche, utilizzate per alimentare i tubi a scarica. Nel 1853 Armand Fizeau (1819-1869) aggiunse un condensatore "in parallelo" con il circuito primario per incrementare l'efficienza della macchina, mentre Johann C. Poggendorff (1796-1877) ebbe l'idea di separare la bobina del circuito secondario in compartimenti isolati indipendenti e poi collegati in serie.