Fonti
Battelli A. - Cardani C. (1923) Vol. 2, pag. 156, fig. 119 Battelli A. - Cardani C. (1913) Vol. 2, pag. 103, fig. 80 Biot G.B. (1818) Vol. 2, pag. 312, Tav. IV, fig. 6 Clerc A. (1885) pag. 629, fig. 462 Daguin P. A. (1863) pag. 190, fig. 214 Drion Ch. - Fernet E. (1877) pag. 593, fig. 546 Felice M. (1887/90) Vol. 3, pag. 72, fig. 20 Ganot A. (1883) pag. 176, fig. 193 Ganot A. (1861) pag. 138, fig. 124 Giordano G. (1862) Vol. 1, pag. 240, fig. 155 Jamin J. (1880) pag. 539, fig. 502 Matteucci C. (1847) pag. 129, Tav. 3, fig. 65 Melloni M. (1829) pag. 74, fig. 104 Milani G. (1869) Vol. 3, pag. 161, fig. 89 Murani O. (1906) Vol. 1, pag. 381, fig. 325 Nollet J.A. (1762) Vol. 3, pag. 306, Tav. XI/4, fig. 22 Perucca E. (1937) Vol. 1, pag. 478, fig. 512 Pianforini F. (1828/29) pag. 74, fig. 104 Pinto L. (1892) pag. 243, fig. 275 Privat Deschanel A. (1890) pag. 717, fig. 639 Privat Deschanel A. - Pichot (1871) pag. 627, fig. 592 Ròiti A. (1908) Vol. 1, pag. 328, fig. 276 Zambra B. (1854) Vol. 2, pag. 507, fig. 234

Il sonometro era uno strumento utilizzato per lo studio delle vibrazioni trasversali delle corde tese. In origine e nei modelli più semplici un simile dispositivo circolava con il nome di monocordo, dal momento che presentava una sola corda tesa su una tavola di legno. Quando invece erano presenti una cassa di risonanza (Timbro di Savart con risuonatore), più corde con, volendo, più scale musicali, allora si parlava di sonometro.

Il nome sonometro deriva dal fatto che con esso era possibile misurare il numero assoluto delle vibrazioni nell'unità di tempo (frequenza) di un suono. Le corde erano infatti tese in modo tale da riprodurre un suono noto (generalmente il La 345 Hz per la gamma cromatica temperata musicale e il Do 256 Hz per la gamma cromatica "dei fisici"), quando strofinate con un archetto. Con un cavalletto mobile si limitava la parte vibrante della corda, cosicché riproducesse il suono oggetto di studio. Non restava che misurarne la lunghezza, essendo il rapporto fra le lunghezze uguale all'inverso del rapporto musicale fra i due suoni. Questo studio si realizzava con la corda superstite.

La corda mancante era invece tesa per mezzo di pesi. Si poteva così dimostrare che il numero di vibrazioni della corda nell'unità di tempo è direttamente proporzionale alla radice quadrata del peso che la tende.