elettromagnetismo - Elettrostatica - elettroscopi
Elettroscopio
SCHEDA TECNICA
INVENTARISTATO
Elettrometro di Volta
Elettrometro di Volta
Elettroscopio
1818Nº //
1838Nº //
P.A.Nº //
1870251
1925a182
2016439
Incompleto
Integro
Funzionante
Dimensioni
MATERIALI: ottone, oro, vetro, mastice
BIBLIOGRAFIA & PRESTITI
DATABASE
Datazione: 1868 - 1874
Non esposto
Descrizione          Funzionamento: spiegazione - verifica          Testi&Curiosità


Immagine, Malfi, © D 2016
Fonti
Daguin P. A. (1863) pag. 469, fig. 464
Desbeaux E. (1892) pag. 531, fig. 449
Drion Ch. - Fernet E. (1877) pag. 355, fig. 306
Felice M. (1887/90) Vol. 2, pag. 18, fig. 5
Izarn G. (1805) pag. 36, Tav. II, fig. 27
Premoli P. (1904) Vol. 1, pag. 353, fig. 519
Privat Deschanel A. (1890) pag. 470, fig. 394
 

L'elettroscopio era il più sensibile dispositivo elettrostatico in grado di rilevare la presenza di cariche elettriche su di un corpo. Infatti i meno complessi pendoli elettrici non erano in grado di eguagliare gli elettroscopi quanto a sensibilità.

Salvo particolari eccezioni (Elettrometro a Paglietta e Elettroscopio a pile secche), generalmente un elettroscopio era formato da una bottiglia di vetro con fissata un'asta metallica e ben isolata nel punto di contatto con il vetro. L'asta terminava all'esterno con un bottone d'ottone o con un piatto, all'interno invece con un sistema d'ancoraggio per due foglioline d'oro o d'argento (come quelle presenti sullo strumento esposto). Un simile dispositivo circolava col nome di elettrometro di Bennet.

Se si avvicinava un corpo carico all'estremità dell'asta metallica, su di essa si aveva una separazione delle cariche per induzione elettrostatica e le foglioline si caricavano con cariche dello stesso segno del corpo di prova, respingendosi reciprocamente e quindi divergendo. Le foglioline si caricavano con carica dello stesso segno dell'oggetto di prova ovviamente anche per contatto, divergendo ugualmente. Se un certo oggetto non era carico non si aveva divergenza delle foglioline. L'elettroscopio permetteva quindi di rilevare (scopio) lo stato di carica di un corpo. Si aveva invece un elettrometro, quando era presente sull'involucro di vetro una scala per la misura (metro) dell'angolo di divergenza delle foglioline. Va tuttavia osservato che in passato i due termini erano spesso usati come sinonimi.

Per aumentare la sensibilità dell'elettroscopio Alessandro Volta (1745-1827) ebbe la geniale idea di unire il condensatore a piatti, di sua invenzione (1780), a un elettroscopio: egli inventò così nel 1781 l'elettroscopio condensatore. La palla d'ottone (bottone) fu sostituita con un piatto d'ottone e sopra di esso si appoggiava un altro piatto con manico in vetro e coperto con uno sottile strato di isolante (mastice). Caricato lo strumento con la debole carica da rilevare, si allontanava il piatto superiore. Ciò aveva come conseguenza l'aumento della tensione (a scapito di una riduzione della capacità del condensatore) e il conseguente aumento della divergenza tra le foglioline.