Il nome "eolìpila" (si noti la posizione dell'accento) è parola composta dai lemmi greci Aiólos = Eolo (dio dei venti nella mitologia greca) e púle = "porta" e richiama proprio il fatto che Erone ideò un mulinello a vapore allo scopo di aprire le porte di un tempio.
Lo strumento si compone di un fornelletto in ottone che regge una sfera dello stesso metallo entro cui veniva inserita una certa quantità di acqua. L'apertura per l'inserimento dell'acqua è chiusa per mezzo di un sistema a leva, la cui funzione è anche quella di agire da valvola di sicurezza (tipo valvola di Papin).
La sfera d'ottone presenta anche un'apertura costituita da un ugello ricurvo, dalla quale fuisce il vapore prodotto dall'ebillizione dell'acqua. In estrema sintesi, non appena il vapore usciva con una certa consistenza dall'ugello, la sfera veniva fatta uscire dall'anello che la trattiene semplicemente ruotando tutta la struttura. Essendo il getto rivolto tangenzialmente alla superficie della sfera e a distanza grossomodo pari al raggio del globo d'ottone, la sfera si metteva a roteare sul pavimento fino ad esaurimento della carica di vapore vivo.
In altre parole, il getto di vapore uscendo dall'ugello ad alta velocità produce per reazione a livello dell'ugello stesso una forza che tende a farlo arretrare. Tenendo conto della posizione dell'ugello, si ha che tale forza presenta momento non nullo rispetto all'asse di rotazione della sfera. Ne segue che essa si mette, come già detto, a ruotare sempre più velocemte fino a quando le forze d'attrito non producono un momento d'attrito di intensità tale da equilibrare quello prodotto dal vapore.