Si trattava di un oggetto ludico che dopo il 1814 circolava con il nome di “Pendolo di Zamboni”. Esso ha per “motore” le cosiddette pile a secco, inventate nel 1812 da Giuseppe Zamboni (1776-1846). Nell'apparecchio ciascuna pila secca è all'interno di una camicia di vetro ricoperta di mastice. I dischi di ottone, collegati al polo superiore di ciascuna pila, erano a cariche contrapposte. Tra di essi oscillava un anello conduttore montato su un asta di vetro. Tale asta costituiva la parte superiore di un pendolo (andato perduto) sostenuto dall'elemento centrale foggiato a colonna. La parte bassa del pendolo era opportunamente calibrata in modo tale che il baricentro del sistema fosse sotto il punto di sospensione.
Per contatto, l'anello superiore del pendolo si elettrizzava e veniva respinto dal disco di una pila e, quando sufficientemente vicino, attratto da quello dell'altra; una volta toccatolo, l'anello si caricava con segno opposto, venendone respinto, e così di seguito. In alcuni esemplari il moto è continuato ininterrottamente per circa un secolo!