Liquidi - Pompe - Pompe sui liquidi
Pompa aspirante di Cobres
SCHEDA TECNICA
INVENTARISTATO
Modello d'ottone della tromba da incendi ed a doppio effetto del Cobres montata sopra un supporto di noce
Modello d'ottone della tromba da incendi ed a doppio effetto del Cobres montata sopra un supporto di noce (e con due recipienti per l'acqua)
Pompa aspirante
Pompa aspirante
Pompa aspirante di Cobres
1818494
1838362
P.A.Nº //
187071
1925b16
2016216
Completo M
Integro
Funzionante
Dimensioni
MATERIALI: ottone, ferro, legno, vetro, mastice, lacca
BIBLIOGRAFIA & PRESTITI
DATABASE
Datazione: 1825 - 1826
Costruttore: Francesco Cobres (1800-1846)
"Francesco Cobres Venezia"
Nel Museo A. M. Traversi - Vetrina F
Descrizione          Funzionamento: spiegazione - verifica          Testi&Curiosità


Immagine, Malfi, © D 2016
Fonti
Venturoli G. (1817/18) Vol. 2, pag. 285, Tav. 5, fig. 35
 

Una pompa è una macchina operatrice (cioè che necessita di lavoro esterno per funzionare) usata per comprimere o spostare sostanza liquide (pompe idrauliche) o gassose (pompe pneumatiche), ma anche solide se in forma granulare o polverulenta. In relazione al moto dell'organo che realizza lo spostamento del fluido nel loro interno, le pompe si dividono in alternative (perché si ha un movimento su e giù di uno stantuffo entro un cilindro) o rotative (dato che è presente una girante palettata).

Nel contesto delle pompe alternative, le più comuni e antiche erano quelle aspiranti, intendendo con questo termine che lo spostamento del fluido avviene mediante una depressione e ciò in contrapposizione a quanto accade invece nelle pompe cosiddette prementi nelle quali è una compressione a muovere il fluido. Lo strumento costruito da Cobres rientra nella prima tipologia di pompe. Quando infine il movimento del fluido avviene sia per depressione che per compressione, una simile pompa è detta aspirante - premente. L'esempio più semplice è la pompa a mano per gonfiare le ruote delle biciclette, in cui muovendo il pistone su e giù l'aria atmosferica viene aspirata e quindi inviata leggermente compressa entro la camera d'aria. Le pompe alternative di questo tipo vengono dette anche a semplice effetto, poiché è solo una delle due superfici del pistone nel loro interno che elabora il fluido prima in depressione e poi in compressione.

Quando invece entrambe le sue facce sono attive, la pompa è detta a doppio effetto. L'uso del doppio effetto, anche se complica leggermente la costruzione della macchina, ha il notevole vantaggio di rendere più uniforme la portata, visto che, se la pompa è azionata tramite un meccanismo biella - manovella, in quelle a semplice effetto la portata (di andamento sinusoidale) alla mandata è diversa da zero solo per 180º di ogni giro della manovella (fase premente), mentre nelle pompe a doppio effetto essa è sempre presente, dal momento che il pistone aspira da un lato e comprime il fluido allo stesso tempo dall'altro.

E' evidente che per impedire il riflusso del fluido elaborato ci debbano essere delle valvole (due per ogni cilindro) che assicurino l'unidirezionalità del suo moto entro la pompa. La figura relativa alle valvole ne permette di capire il funzionamento. Quando lo stantuffo è in fase di discesa, la valvola su di esso risulta aperta, visto che non è in grado di opporsi alla pressione del fluido che la sollecita. Ciò permette così al fluido di superarla senza difficoltà e portarsi dall'altro lato dello stantuffo. Quanto detto è però possibile solo perché la valvola del condotto di adduzione risulta chiusa, a causa della pressione che il cilindro esercita su di essa. Nella fase di ascesa dello stantuffo la configurazione delle valvole è esattamente opposta. Ora infatti è la valvola sullo stantuffo ad essere tenuta chiusa dalla pressione che il fluido che la sovrasta vi esercita sopra, mentre quella del condotto d'adduzione risulta aperta. In questo caso lo stantuffo sta lavorando in depressione è ciò spinge fluido entro il cilindro dalla condotta di immissione ad opera della pressione atmosferica.

Il fatto che si sfrutti la pressione atmosferica introduce per questo tipo di pompe alternative in special modo quando utilizzate per elaborare un liquido un limite massimo dell'altezza a cui esso può essere alzato. In particolare va ricordato che le pompe aspiranti erano impiegate per sollevare o estrarre l'acqua dalle miniere già nel XVI secolo ancor prima che se ne fosse chiarito il funzionamento, perciò non deve stupire se i primi problemi non tardarono a presentarsi. Il limite in questione fu in effetti subito notato, poiché non si riusciva a spiegare come mai le pompe aspiranti cessavano di funzionare quando il dislivello tra il pelo libero dell'acqua e il pistone della pompa superava i 10,33 metri.