L'uso principale di questo strumento era quello di dimostrare che l'angolo di deviazione del raggio luminoso che incide su un prisma aumenta con l'angolo rifrangente (angolo al vertice) del prisma stesso. Il pezzo è firmato "C. Dell'Acqua a Milano".
All'interno del contenitore in cuoio (purtroppo forato in più punti) veniva versata dell'acqua. Un raggio orizzontale e incidente su una delle due pareti del prisma veniva rifratto dalla prima faccia e poi dalla seconda. Esso cambiava dunque direzione (andava verso l'alto). Modificando l'angolo di apertura del prisma tramite la vite senza fine (la scala graduata va da 0 a 60 gradi), si poteva osservare che il raggio luminoso incrementava la propria deviazione.
Un uso secondario di questo dispositivo era per dimostrare l'acromatismo (Prisma per l'acromatismo). Accoppiato con un prisma di vetro, il prisma ad angolo variabile era in grado di annullare la dispersione della luce operata dal primo. Il sistema acromatico si otteneva per un certo angolo di apertura del prisma trovato per tentativi.