Lo strumento era un generatore elettrico, cioè una macchina a induzione per la conversione di energia meccanica in energia elettrica.
Dopo le primissime macchine a induzione per la produzione di scintille (Calamita scintillante), vennero poi sviluppati dispositivi più complessi per l'uso sperimentale della corrente elettrica (Macchina di Clarke). Tuttavia il problema della produzione della corrente elettrica su vasta scala comportava non pochi problemi tecnici (efficienza, affidabilità, controproducenti riscaldamenti localizzati, ecc.). È quindi comprensibile che anche i generatori elettrici per la grande produzione siano stati caratterizzati da una loro storia evolutiva che vide la nascita di tante macchine. Il modello esposto è in una di queste, cioè un antenato dei moderni generatori elettrici.
Per il funzionamento si dovevano collegare una serie di morsetti della macchina a una batteria di pile Bunsen. Questa corrente (detta di eccitazione), circolando intorno a una massa di ferro, la magnetizzava, generando il campo magnetico necessario per produrre corrente elettrica nelle bobine del rotore. In gergo tecnico si dice che la macchina presenta "eccitazione indipendente".
Il rotore, di tipo Siemens, si metteva in movimento girando le manovelle. Un particolare ingranaggio funge da moltiplica e il numero dei giri del rotore viene ulteriormente incrementato dalla trasmissione a cinghia. La macchina presenta anche il cosiddetto commutatore il cui scopo era prelevare in modo opportuno la corrente prodotta dalla macchina, corrente che si inverte ogni mezzo giro del rotore. I contatti sono del tipo a lamelle striscianti.